Vaccaro (Censis): “La fiducia degli italiani verso i vaccini cresce, ma non sempre si traduce in comportamenti concreti”

«Uno dei risultati più interessanti della ricerca che abbiamo realizzato nella prima metà del 2025 è scoprire che la cultura della vaccinazione presenta oggi caratteri tendenzialmente più positivi». Così Ketty Vaccaro, responsabile dell’area Salute e Welfare del Censis, ha introdotto i dati dell’indagine che fotografa un’Italia più informata e fiduciosa nei confronti dei vaccini, anche se non ancora abbastanza coerente nei comportamenti.

La ricerca mostra un cambiamento nel modo in cui la vaccinazione viene percepita e comunicata. «Abbiamo fatto un’analisi della comunicazione online e ci siamo resi conto che è più equilibrata rispetto al passato. Le informazioni sui vantaggi e sugli svantaggi oggi si bilanciano, mentre dieci anni fa prevalevano i messaggi sui rischi». Un confronto, quello tra il 2014 e il 2025, che rivela un “mood culturale” più positivo, favorito anche dal “fattore Covid”: «Durante la pandemia tutti noi abbiamo sperimentato l’efficacia innegabile della vaccinazione e ci siamo abituati a un discorso quotidiano sugli aspetti scientifici e tecnologici dei vaccini».

Un altro segnale incoraggiante riguarda la percezione di essere informati: «Gli italiani che si sentono adeguatamente informati sulle vaccinazioni sono passati dal 73% all’83%». Tuttavia, avverte Vaccaro, «questa maggiore informazione e questo atteggiamento positivo non sempre si traducono in scelte comportamentali coerenti».

Tra le cause, la ricercatrice individua la “stanchezza post-pandemica” e una percezione distorta del rischio. «È come se la fatica dell’emergenza Covid si fosse traslata sulle vaccinazioni: il vaccino è percepito come una cosa da emergenza, e quindi non più necessaria». Inoltre, «molti adulti non si sentono soggetti a rischio e faticano a riconoscere che vaccinarsi serve anche semplicemente per non ammalarsi».

La buona notizia è che «il 54% della popolazione riconosce che è più rischioso non vaccinarsi quando si può», segnale di una consapevolezza crescente. Ancora più significativo, secondo Vaccaro, è l’aumento della fiducia verso il Servizio sanitario nazionale: «Gli italiani hanno più fiducia nelle vaccinazioni garantite dal SSN. L’idea che il servizio pubblico metta un “bollino” di sicurezza e efficacia è percepita come strategica».

Quanto alle priorità per migliorare le coperture, la ricerca ha raccolto le indicazioni dirette dei cittadini: «Il primo suggerimento è fare in modo che le domande dei pazienti ricevano risposte dagli operatori sanitari», segno che la comunicazione medico-paziente resta un punto critico. «Quasi il 30% degli intervistati – aggiunge Vaccaro – chiede una migliore formazione degli operatori, perché non tutti si sentono pienamente in grado di rispondere ai dubbi e alle perplessità».

Sul fronte organizzativo, emerge l’esigenza di rendere più semplice e accessibile la vaccinazione: «Non si può impazzire ogni volta per fare un vaccino. Bisogna moltiplicare i setting di offerta: ambulatori, ospedali, studi pediatrici, farmacie e, perché no, anche le scuole».

«Solo il 4% degli italiani si dichiara contrario ai vaccini – conclude Ketty Vaccaro –. Il vero tema non è combattere il no-vax, ma rafforzare fiducia, organizzazione e comunicazione per tradurre la cultura positiva in comportamenti concreti e stabili».

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